Quando il gioco di fa duro i duri iniziano a giocare verrebbe da dire quando ci si imbatte in Albero Melzi, il cinquantasettenne più giovane che si sia mai visto sulle piste della Coppa Italia in questa tre giorni mugellana.

Eh si cinquantasette anni sembrano tanti per andare in staccata alla Bucine o affrontare le arrabbiate a gas spalancato, ma l’età anagrafica alla fine è solo un modo come un altro per contare il tempo, che invece pare essere stato particolarmente clemente nei suoi confronti.

Al box 12 dell’autodromo del Mugello ci sono un sacco di ragazzi promettenti che corrono con il team rossocorsa, tuttavia l’attenzione è tutta sul “meno giovane” oggi in pista, Alberto Melzi che gareggia nella categoria yamaha R7 e ci racconta una storia di passione e dedizione senza età.

Alberto Melzi, all’anagrafe 57 anni, cosa ci fai qui?

Non lo so nemmeno io, amo correre, ho iniziato come allievo all’inizio del 2000 con rossocorsa, poi ho iniziato a vincere qualche gara, l’ultima importante nel 2012, il trofeo michelin. A me è piaciuto tutto fin dall’inizio, soprattutto il sapore della vittoria, contemporaneamente alla squadra sono piaciuto io e così il nostro è un rapporto che continua da tanti anni.

Una dichiarazione a caldo su questa giornata?

Beh caldo è proprio il caso di dirlo, nel senso che ci saran 40 gradi al sole oggi, è una bellissima giornata estiva per correre, peccato per le povere gomme che vengono messe a dura prova quando le giornate sono così soleggiate e l’asfalto così caldo. Sono contento per come sono andate le prove oggi, ma mi sono fatto un giro poco fa con un ragazzino che è il mio compagno di box, mi ha fatto vedere i punti in cui lui va a staccare, e volano questi, c’è poco da fare.

Quanti anni avevi quando hai iniziato, e soprattutto perché?

Per cominciare (intendo qualsiasi cosa) non è mai troppo tardi, nemmeno per uno sport come questo. Infatti, io rispetto ai ragazzi che conosco qui tra i paddock di volta in volta, ho iniziato a 35 anni che secondo l’opinione maggioritaria è un’età molto avanzata per cominciare, ma a me non interessava nulla di quel che potevano dire le altre persone. Quando ho cominciato mi ha spinto la passione, ma soprattutto la fame di adrenalina, che non ha senso cercare sulle strade trafficate o sui passi di montagna, perché è li che si rischia veramente la vita; dopo essermela vista brutta qualche volta ho deciso che se proprio dovevo cadere era meglio farlo su un tracciato preparato e con tutto lo staff medico pronto.

 -ride-

Da pilota così longevo, come vedi il futuro di questo sport?

io ho molta fiducia nel futuro, ho i miei compagni di box che sono giovanissimi e vanno fortissimo, l’unico punto cruciale potrebbe essere su questa condanna collettiva che si sta facendo ai danni del motore endotermico. Penso che prima o poi si gareggerà con moto elettriche, ed auto elettriche e se devo fare il vecchietto, questo mi da un po’ di dispiacere, ma al tempo stesso non posso che aver fiducia nel progresso. Ho amici che hanno provato alcune nuove moto full electic e ne sono rimasti piacevolmente stupiti. L’italia poi, per quanto riguarda la formazione e la selezione, è una fucina di ottimi piloti fin da quando il MotorSport esiste per cui mi aspetto sempre delle belle sorprese all’orizzonte. E spero di riuscire a correre ancora molti anni, per poter magari dire in futuro di aver conosciuto il prossimo campione, e di averci fatto qualche staccata insieme.