Al terzo round del trofeo amatori 1000 cc, in griglia di partenza ci sono due moto speciali, con la n°126 e la 175 corrono Luciano Russi e Pietro Pappalardo, avversari in pista e grandi amici nella vita. 

Hanno creato un’associazione benefica, la 26rrRacingTeam con l’obiettivo di raccogliere fondi da devolvere alle famiglie con bimbi in condizione di disabilità, e quale cassa di risonanza migliore se non quella del mondo delle corse e dei motori? Passione che li accomuna dentro e fuori la pista, ma che va ad inserirsi in un contesto più ampio, quello della Mototerapia. 

La Mototerapia che si fa dentro e fuori dagli ospedali, prima non aveva un impianto scientifico, e ci si poteva basare solamente sulle sensazioni e sulle esperienze dirette, di bambini che ritrovavano il sorriso e genitori che si commuovevano nel vedere il coinvolgimento e le emozioni dei loro figli; oggi invece attraverso gli studi di moltissime università ospedaliere, tra cui spicca il Regina  Margherita di Torino, si ha un metro reale di quanto la vicinanza ai motori ed al mondo che li circonda riesca ad aiutare positivamente sia i bambini che i genitori.

Il clima al loro paddock è scherzoso, i due si prendono in giro vicendevolmente per la gara appena trascorsa; ci sono stati alcuni attimi di tensione perché sulle arrabbiate la kawasaki 126 di Russi scivolava molto sul posteriore, ma la gara si è conclusa bene e tutti sono arrivati al traguardo. Tanto di vincere non interessava praticamente a nessuno, la loro vittoria infatti si stava già compiendo al di fuori della pista, perché alcuni dei ragazzi speciali aiutati dalla loro onlus erano ospiti al paddock, muniti di magliette sponsorizzate e cappellini a tifare per i due amici in gara.

Tra loro Mirko, Vittoria e Massimiliano il primo giorno erano spaventati dai rumori forti dei motori e dagli input dell’autodromo, oggi salgono in sella senza paura, ridono ed esprimono le loro emozioni con tutta la purezza di un bambino. Ancora più emozionati sono i genitori mentre vedono i loro figli fare cose inimmaginabili anche solo due giorni fa. 

Non  possiamo non fare un ultima considerazione sui due piloti che ci hanno regalato questa mattinata, per quanto rappresentino in tutto e per tutto l’immagine del motociclista old school, con barbe squadrate e tatuaggi sulle braccia, occhialoni specchiati e tanta voglia di correre; per quanto non abbiano alcuna paura di buttarsi in piega a 130 km/h, durante tutta la nostra intervista gli si rompeva la voce dall’emozione ed a stento trattenevano le lacrime tutte le volte che provavano a raccontarci la gioia che si prova nel correre con uno scopo così nobile, quello di aiutare le altre persone.